Tra gli umani le cose esistono solo dal momento in cui le si nomina.  Ed è solo da pochi decenni che abbiamo parole per descrivere questa forma di relazione che è la violenza di un individuo su un altro di genere sessuale diverso. Violenza maschile contro le donne, femminicidio, sono altrettante parole che segnalano un modo nuovo di osservare e comprendere la realtà in cui viviamo.

Le radici della violenza maschile.

Scostato (strappato) il velo della normalità da quello che per secoli è stato considerato naturale nella relazione tra i sessi, si cominciano a evidenziare e contare le uccisioni che prima rimanevano sullo sfondo della cronaca, quelle di donne da parte di uomini familiari e conoscenti. Prende forma un discorso pubblico intorno al “fenomeno” della violenza maschile sulle donne.

Quando un tema diventa di moda viene smembrato dall’apparato digerente della società dello spettacolo, spezzettato in titoli, occhielli, spot, manifesti, immagini. Diluito nelle formule dei vari linguaggi – il giornalistese, il politichese, il medichese, lo psicologhese, il sociologhese, il femministese, etc. – e nelle varie liturgie della vita associata. In questo processo qualcosa si acquista – più informazioni per più gente – e qualcosa si perde – profondità, complessità, radicalità. Nel bilancio tra i più e i meno prende forma un tipo di consapevolezza colletiva che prima non c’era… accade lentamente e quasi mai secondo le aspettative di chi per prima o per primo lanciò il sasso della denuncia.

Il libro Uomini contro le donne? Le radici della violenza maschile è un antidoto alla semplificazione e una buona guida nella complessità di un aspetto della vita quotidiana che ha parole recenti e radici antiche. Curato da Sveva Magaraggia e Daniela Cherubini per Utet, il volume raccoglie diversi interventi e approcci. Non solo diverse discipline, ma anche diverse esperienze. Tra i molti pregi del libro c’è di non limitarsi al pur vivace scenario delle intepretazioni accademiche. E’ il tema stesso a chiedere di mettere in gioco l’esperienza, ad entrare nel problema come qualcosa che ci riguarda.

Il che fare.

L’urgenza di “fare qualcosa” per fermare la violenza contro le donne vibra in un ognuna delle 300 e passa pagine. Ma c’è anche l’urgenza che sia un fare che tenga ben fermo lo sguardo sulla matrice, per tenere insieme le esperienze soggettive e con il racconto collettivo. Da qui il richiamo alla radicalità intesa come origine e come istanza che ci mette in gioco in prima persona:

per comprendere e quindi poter combattere la violenza maschile è necessario indagarne le radici: radici che non risiedono nella psiche malata o nella personalità deviante dei perpetratori, ma nei modelli sociali di genere, nell’ordine di genere inscritto nelle istituzioni e riprodotto nella vita quotidiana.

Ne consegue un “che fare” che implica sia sostegno e solidarietà alle vittime di violenza che la “diserzione da modelli di maschilità dominanti, intimamente violenti” per dare forma a “modi di essere di donne e di uomini. Diserzione e ricerca che non possono prescindere da rivoluzioni e svelamenti interiori”.

Il libro si articola in tre parti.

Nella prima si analizzano diverse forme di violenza evidenziandone le connessioni con i tratti dominanti della maschilità moderna e contemporanea.

La seconda parte mette in luce i modi e le forme in cui la violenza maschile è rappresentata e quali sono le conseguenze di tali rappresentazioni: non solo i mass media, ma anche i programmi di educazione sessuale , il discorso legale, le politiche contro la violenza di genere in Italia e all’estero.

La terza parte è dedicata ai modi in cui la violenza viene affrontata e mediata politicamente, con analisi e voci  da diversi percorsi politici, esperienze di intervento sociale, educativo e comunicativo.

In conclusione, le curatrici tirano le fila riprendendo i temi trasversali ai saggi e sottolineando la matrice comune della violenza sulle donne con quella su persone transessuali e omosessuali. Sessismo, eterosessismo, razzismo e colonialismo sono raccolti nella categoria analitica di intersezionalità, che indica “il carattere interconnesso delle diverse dimensioni che strutturano la diseguaglianza” (genere, classe, etnia, età, etc.).

Indice e abstract

Uomini contro le donne? Le radici della violenza maschile

a cura di Sveva Magaraggia e Daniela Cherubini
UTET, 2013306 p.
28,00€