Unione femminile nazionale

NOVITÀ IN BIBLIOTECA – marzo 2018

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TESI DI LAUREA

Virginia Bartesaghi, una fotografa tra le due guerre

Tesi di laurea di Chantal Criniti, relatrice Prof. Anna Maria Amonaci, docente d’indirizzo Prof. Rachele Ferrario, Accademia di Belle arti di Brera, aa 2016/2017

«Non tutte le personalità, invero, lasciano solchi nella storia; alcuni lasciano segni appena visibili, come nel caso di Virginia che, nonostante avesse partecipato con entusiasmo, e per molto tempo, al progetto dell’Unione femminile, e che per un decennio – dal 1929 al 1939 – fosse stata la protagonista femminile della fotografia amatoriale italiana», scrive l’autrice nell’introduzione. La ricerca costituisce il tentativo di raccontarne le vicende biografiche e coglierne la personalità anche attraverso esperienze apparentemente banali. «Così troviamo la Nostra in viaggio per l’Italia in compagnia della mamma, oppure a scrivere lettere indirizzate all’amica e collaboratrice Ersilia Majno; la vediamo alloggiare presso l’Hotel Gran Bretagne di Catania, rinunciare alla vicepresidenza dell’Unione femminile, cambiare alloggi, imballare le proprie opere fotografiche per poterle spedire in altre città, iscriversi ai circoli fotografici con lo scopo di condividere la propria passione, stringere amicizie con l’élite culturale ed artistica dell’Italia di quei giorni». Il periodo considerato è quello tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando l’aria plumbea della dittatura si mescola ad influssi culturali che vengono dall’estero, come il jazz e il cinema, e quando ai bordi della censura politica fioriscono riviste letterarie ed artistiche.  

SAGGISTICA

Il gioco delle parti. Travestimenti e paure sociali tra Otto e Novecento

di Laura Schettini, Le Monnier, 2011

Dalla metà dell’Ottocento importanti cambiamenti nel mondo dell’editoria, della cultura scientifica, di costume e sociali, fanno dei travestimenti di genere una questione che accende gli animi, di cui si occupano l’opinione pubblica, la stampa, la pubblica sicurezza, la comunità scientifica. Nello stesso periodo nuovi attori sociali, come le “donne nuove” o gli omosessuali, ricorrono ampiamente al travestitismo come pratica di costruzione e svelamento dell’identità, sfidando sul piano simbolico i modelli di mascolinità e femminilità dominanti. Attraverso un copioso e vario apparato documentario questo libro ricostruisce come il campo dei travestimenti, al crocevia di importanti processi sociali, finisca per rappresentare nell’Italia fin de siécle uno dei terreni più importanti di confronto/conflitto tra istanze di rinnovamento e di conservazione rispetto ai modelli di sessualità e di genere.

Maestre d’Italia

di Bruna Bertolo, Neos edizioni, 2017

Una straordinaria galleria di protagoniste che hanno concorso alla trasformazione del tessuto culturale dell’Italia post-risorgimentale, e hanno sostenuto il riscatto di un popolo intero dall’ignoranza, alla ricerca dei propri diritti, della pace e della giustizia. Un’ampia ricerca storica che, al di là di ogni stereotipo, spazia su tutto il territorio del nostro Paese dal Regno d’Italia ai giorni nostri, ed evidenzia il ruolo fondamentale di queste figure.

«Le fatiche della scuola non mi davano alcun pensiero. Insegnavo nella prima classe dei maschi. Quegli ottanta o novanta diavoli scatenati, che m’irrompevano nell’aula, in gran parte sporchi, puzzolenti di concio e di stalla, pieni di pidocchi e di monellerie, mi piacevano appunto perché in certo qual modo, fra essi mi sentivo un diavolo scatenato anch’io. Come ciò riuscisse a combinare coi doveri dell’insegnamento e col progresso dei quei ragazzi nell’alfabeto e nell’abbaco, lo ignoro. Ma combinava. … Additando sui cartelloni figure d’animali e d’ortaggi, scrivendo sulla lavagna sillabe e cifre, girando fra i banchi con l’illusione di mettere un po’ d’ordine nel passeraio, urlavo, urlavo sempre, da divenirne roca. Riuscivo ad addolcire la voce solo in fantastici racconti coi quali godevo calmare la loro irrequietezza: il tuffo nel meraviglioso li rinfrescava, li rendeva miti come agnelli; e io ne approfittavo per giungere attraverso la favola a insegnar loro, di sopresa, cosa a cui non avrebbero, altrimenti, prestato attenzione» (Ada Negri).

Fausto Pagliari

a cura di L. Guatri e M. A. Romani, Università Bocconi editore, 2017

L’Università Bocconi ha aperto una collana per ricordare persone e opere significative per la storia dell’ente. In essa si colloca questo volume dedicato a Fausto Pagliari, bibliotecario e «intellettuale funzionario», marito di Santina Volonteri, la quale nei primi del Novecento collaborò con Nina Rignano Sullam, esponente di primo piano dell’Unione Femminile, al progetto di legge per l’istituzione di un Ispettorato femminile del Lavoro. Scrive Giuseppe Berta in uno dei saggi che compongono il volume: «lo scopo di Pagliari fu costantemente quello di porre nelle mani dei suoi lettori e di quanti prendevano a prestito i libri della biblioteca che gestiva gli strumenti per accrescere la loro conoscenza dei problemi. In questo senso, le due istituzioni per cui lavorò per più di mezzo secolo, la Società Umanitaria e poi la Bocconi, quando il fascismo lo privò dell’impiego alla metà degli anni Venti, furono per Pagliari due luoghi ideali, […]. Dopo l’Umanitaria, l’ambiente in cui aveva portato a termine la propria scelta professionale e dove aveva lavorato per circa vent’anni, conoscendovi anche la donna che avrebbe sposato, Santina Volonteri (1867-1964), organizzatrice sindacale e socialista riformista come lui, la Bocconi si rivelò un ambiente consentaneo al suo modo d’essere e di lavorare […]».

Le parole giuste
Come la comunicazione può contrastare la violenza maschile contro le donne

di Nadia Somma e Luca Martini, presentARTsì, 2018

Un pamphlet che ha lo scopo di condividere alcune riflessioni su un tema complesso e sfaccettato, quello della comunicazione, calato nello specifico, drammatico e altrettanto ampio ambito della violenza maschile sulle donne. Nadia Somma è giornalista, ma anche operatrice di due centri antiviolenza che ha contribuito a fondare. Luca Martini si occupa di organizzazione e gestione delle risorse umane e ha pubblicato un libro sui centri antiviolenza in Italia. Le loro voci si alternano, agganciandosi ora alle vicende più recenti, ora a uno sguardo prospettico sull’evoluzione del ruolo che la comunicazione ha sempre avuto in questo ambito. Pur non essendo un manuale, il libro offre alcune linee guida non solo per addetti e addette ai lavori. Ciascuno di noi, infatti agisce nel flusso di comunicazione che si genera incessantemente tra social e media tradizionali, e può contribuire consapevolmente al modo in cui si racconta la violenza genere.

Una donna può tutto

di Ritanna Armeni, con la collaborazione di Eleonora Mancini, Ponte alle grazie, 2018

Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni  presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne. La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare. Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle. Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici.

White flight a Milano
La segregazione sociale ed etnica nella scuola dell’obbligo

Carolina Pacchi e Costanzo Ranci (a cura di), Franco Angeli – Collana del DAStU, Politecnico di Milano, 2017

Quasi un quarto dei bambini e delle bambine residenti a Milano proviene da un Paese a forte pressione demografica. Nella scuola dell’obbligo questi futuri cittadini trovano l’opportunità per integrarsi e sviluppare le loro capacità. Le autrici e gli autori segnalano che questa opportunità si verifica solo parzialmente e nel dimostrarlo vogliono contribuire ad un dibattito pubblico informato e consapevole. A frenare il processo è la forte segregazione scolastica di cui sono vittime bambini e bambine stranieri, al pari di quelli residenti nelle periferie. Fondato su dati originali, il volume spiega che la segregazione è l’esito di una “fuga degli italiani” verso le scuole private e quelle a forte dominanza di italiani. L’esito è una netta separazione tra gli alunni italiani di classe sociale elevata, e quelli stranieri o svantaggiati socialmente.

NARRATIVA

Assortimento viennese

Elfriede Gerstl, (traduzione e cura di Riccarda Novello, introduzione di Elfriede Jelinek), Luciana Tufani Editrice, 2008

Come dice di lei Elfriede Jelinek, sua ammiratrice, Elfriede Gerstl, grande poeta austriaca (1932 – 2009), scriveva con l’incorruttibilità di chi non ha nulla da perdere, perché in effetti tutto ha già perduto e quindi tutto ha già vinto.
Esistono, davvero, nella realtà e non solo nella letteratura, città magiche che sanno amare le persone e a Vienna appartiene Elfriede Gerstl, una grande, autentica poeta, che scriveva una “lingua tedesca” assolutamente originale, e profondamente legata al “dialetto” viennese, una figura aggraziata che la città di Vienna ha ricambiato di uguale affetto, riconoscendole il valore che le spetta nel panorama letterario del secondo dopoguerra. Perché Elfriede Gerstl era anche e soprattutto un’autrice ricca di intelligenza e di saggezza, che sapeva avvalersi dell’ironia per interporre un velo tra sé e il mondo, ma sapeva anche accostarsi alle cose, alle persone, alle parole con amore e con profonda saggezza.

Il Marchio

Mariella Mehr, Luciana Tufani Editrice, 2001

All’arrivo di una nuova paziente, che le ricorda l’amica di un tempo, Anna, inserviente in un albergo-casa di cura svizzero, rivive il rapporto d’amore che l’ha legata a una compagna di collegio. La vicenda ci viene rivelata per illuminazioni successive che poco alla volta fanno intuire l’accaduto o più esattamente quella che la narrativa ritiene essere la verità di una storia in cui realtà e immaginazione, o incubo, si fondono, evocate con linguaggio crudo e forte.
Poco alla volta emerge dal passato la storia, reale o immaginata, del tormentato legame tra due ragazze, una zingara e un’ebrea, unite dalla comune emarginazione.

Osnabrück

Hélène Cixous (traduzione e cura di Monica Fiorini), Luciana Tufani Editrice, 2001

«È partito già da molto tempo questo libro, all’inizio doveva risalire mia madre in tutti i sensi dalle sorgenti delle sorgenti fino alla foce, rispettando il suo corso multiplo e travolgente, perché è proprio da lei sembrar finire per cominciare o per cominciare non finire mai».
Parte da Osnabrück, la città natale della madre dell’autrice, quest’opera a lei dedicata, erratica e multiforme come la personalità travolgente e multipla della donna che vuole descrivere e celebrare.
Lo spazio del libro non è solo quello intimo, familiare, autobiografico ma si apre verso la scena della storia, al crocevia dei quattro continenti su cui poggia la storia della madre. Una scena più ampia, osservata attraverso il particolare minuto, quotidiano e come attraverso quel buco della serratura per il quale la madre bambina osservava andare, venire e ritornare un treno dopo l’altro in una stazione di una città tedesca dove ora non ci sono più ebrei.

I bambini del sabba

Anne Hébert, (traduzione e postazione di Maria Piera Nappi), Luciana Tufani, 2008

Dopo due capolavori come L’ultimo giorno dell’estate e Un vestito di luce, le nostre edizioni pubblicano il romanzo più inquietante di Anne Hébert: I bambini del sabba.        

In un convento, l’apparente tranquillità e monotonia della vita monastica delle suore del Preziosissimo Sangue è scossa dalla condotta sempre più inquietante di Suor Julie de la Trinité. Alle soglie dell’investitura religiosa, Suor Julie è presa da un malore oscuro. Ricordi che la tormentano, visioni ossessionanti che la paralizzano e la restituiscono al suo passato e alla sua infanzia. Dapprima una capanna, poi l’immagine della “coppia sacra”che l’ha “iniziata” alla vita: la madre, Philomène, detta la Goglue, una strega; il padre, Adélard, incarnazione del Diavolo.
Con un va e vieni incessante e impercettibile viene ricostruito tutto il percorso della vita di Julie, dall’infanzia selvaggia sulla montagna, quando Julie subisce l’iniziazione alla stregoneria che la consacra sposa di suo padre, il diavolo, fino al suo ingresso in convento e allo scatenarsi dei suoi poteri e della sua diabolica sete di vendetta, che si diffondono a macchia d’olio in tutto il convento, seminando il terrore tra le suore e tra tutti i personaggi che entrano in contatto con lei.

Versi

di Claudia Gori, Fondazione Mario Luzi, 2016

«La raccolta di Claudia Gori è incentrata sulla visione e raffigurazione del mare e delle suggestioni che ne derivano. L’aspetto simbolico è evidente e marcato sul filo dei versi, così come negli antri più appartati e introspettivi della parola allegorica. L’alchimia di questa breve ma densa opera è piuttosto complessa e si compone di molti elementi, vale a dire una multiforme identità di cose, oggetti e persone il cui esito è frutto di una sintesi, una confluenza di uno nell’altro. L’elemento prospettico ed il senso della vista sono i punti d’osservazione attorno ai quali si costruisce l’intero tessuto dei versi, ed altresì il luogo ove essi appaiono visibilmente e con vividezza: il mare, il riverbero in lei della vita, il transito del dolore ora sopito, la sabbia ed il suo tepore, la cognizione della vita, un senso di compiutezza che appaga solo con la coscienza degli anni. È evidente come la geometria e la materia di tali simbologie derivi direttamente da una trasposizione della realtà sul piano figurato e viceversa. Un’opera che potremmo, in definitiva, dire totale, in quanto è la declinazione di un’intera esistenza nei suoi transiti epocali» (Mattia Leombruno – marioluzi.it). 

PERIODICI

Escursioni. Scritti femministi oltre confine
DWF donnawomanfemme (114) 2017, 2

«Le traduzioni che proponiamo trasportano inevitabilmente le pratiche e le riflessioni di altre donne in un’altra lingua e in un’altra cultura. In questo senso pensiamo che con Escursioni. Scritti femministi oltre confine si compia un doppio gesto politico: da una parte il riconoscere e riaffermare che la nostra provenienza sta dove sono le altre donne; dall’altra, l’assumersi la responsabilità politica di intrecciare le parole e le pratiche di altre donne con le nostre parole e le nostre pratiche.  Una scelta (e talvolta una sfida) che abbiamo condiviso con le autrici delle traduzioni che presentiamo. I testi, infatti, sono stati scelti insieme a loro, valutandone la portata e il valore politico, l’apertura di possibilità che ciascun saggio, intervista o libro può rappresentare rispetto alle riflessioni in corso, o infine il dare corpo a nuove proposte». (Dall’editoriale).

Leggere donna
Trimestrale informativo dell’Associazione culturale Leggere Donna, (178) 2018, gennaio febbraio marzo

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L’indirizzo ce l’ho. La Casa internazionale delle Donne di Roma
DWF donnawomanfemme (115-116) 2017, 3-4

«È a Roma. In via della Lungara 19, ma noi si entra più spesso da via S. Francesco di Sales. Si chiama Casa internazionale delle Donne, ma noi la chiamiamo solo Casa. Come tutte le case, a volte sembra comoda, altre ci sta stretta. A volte vorremmo riarredarla, buttare giù qualche muro, dare una mano di tinta per cambiare il colore. Per tutte è un lungo d’incontro – talvolta un rifugio -, per alcune luogo di conflitti.
Per noi è innanzitutto la sede della nostra redazione. Una scelta politica che hanno fatto le donne che ci hanno preceduto e che noi continuiamo a fare. Una stanza condivisa con altre associazioni, aperta fino a tardi per le riunioni, che a volte sa di sigarette altre di pizza bianca e frutta. La Casa è il posto dove noi, le donne che compongono l’attuale redazione di DWF, ci siamo incontrate per la prima volta, il luogo in cui ancora oggi ci incontriamo di più, in cui abbiamo imparato a conoscerci, ci siamo confrontate, scontrate, abbiamo raddrizzato il tiro sulla nostra relazione, dove il progetto della rivista ha avuto negli anni cambi di passo, anche quelli più recenti». (Dall’editoriale).

Quella certa età
Leggendaria. Libri letture linguaggi, XXII/127, 2018

«Primo numero dell’anno, che subito ci ha preso la mano: 92 pagine invece che 76, consideratelo un regalo bene augurante per questo 2018 che inizia nel pieno di grandi, importanti dibattiti nel mondo delle donne. Ve ne daremo conto nel fascicolo di marzo, ma intanto qui trovate molte piste interessanti: da una messa a fuoco sul Tema della vecchiaia, “quella certa età” che per le donne resta uno stigma sociale e culturale ma che è anche piena di opportunità inedite. Due Focus importanti, il fenomeno del “Cibo senza” e, ancora una volta!, la questione “Maternità” in alcuni, solo alcuni, dei suoi risvolti. E ancora, uno Speciale su Caryl Churchill, magnifica signora del teatro “politico e poetico” che quest’anno compie 80 anni e merita il nostro omaggio. Ricchissima la sezione di Primopiano, che spazia dalle donne islamiche all’ebraismo, da Etty Hillesum ad Antonia Pozzi, da Anna Banti a Helena Janeczek, da Maria Rosa Cutrufelli a Lea Melandri e Magda Szabó. E tanto altro, anche nelle Letture e nelle nostre magnifiche Rubriche». (Dall’editoriale)

Le responsabilità
Pedagogika.it. Rivista di educazione, formazione e cultura, XXI/4, 2017

«Si chiude un anno colmo di avvenimenti sociali, ambientali e politici di grande rilevanza, non solo per l’Italia e l’Europa, ma direi per il mondo intero. […] Stupori e tremori sono diventati i leitmotiv in tutti i telegiornali; ci stupiamo certo, diciamo che non è possibile, che di sicuro non succederà questo o quello… ma poi succede e l’atmosfera sociale e politica che respiriamo si fa sempre più pesante e sempre più difficile mostrando crepe dalle quali potrebbero davvero emergere mostruose verità. Siamo tutti responsabili? Ci siamo voluti interrogare e abbiamo voluto riflettere su queste questioni cercando di capire quando e perché si è indebolito il senso di responsabilità e, come studiosi nel campo dell’educazione, abbiamo cercato di riflettere sul perché e sul come si sia dileguato il rapporto tra educazione, responsabilità e futuro: che cosa ancora possiamo tenere e come e cosa possiamo testimoniare per il futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. (Dall’editoriale).

Tra confini religiosi. Mobilità femminile dal tardo medioevo all’età contemporanea
Genesis rivista della Società italiana delle storiche, XVI/2, 2017

a cura di Xenia von Tippelskirch e Stefano Villani, Viella

«”Genesis” ha dedicato un numero monografico alle conversioni nel 2007 e uno alla questione delle migrazioni nel 2014. Questo numero monografico, idealmente collegandosi alle due precedenti raccolte di saggi, si propone di analizzare, in una prospettiva di genere, l’impatto che l’attraversamento dei confini confessionali/religiosi (anche al di fuori del mondo cristiano), la mobilità e le migrazioni volontarie o forzate hanno sull’auto-definizione e sulla definzione dell’identità religiosa dal tardo medioevo all’età contemporanea. L’intento […] è indagare l’articolazione delle questioni dell’appartenenza religiosa e culturale quando si lascia il proprio Paese perché obbligati a farlo o per libera scelta, e quale agency si attribuissero le donne negli ego-documenti che contengono narrazioni di viaggio». (Dall’introduzione).

Tempo
Marea. Donne ormeggi rotte approdi, 1/2018

«Filosofia, economia, scienza, fantascienza, medicina, letteratura, musica: queste e molte altre sono le discipline e gli ambiti del sapere umano che si sono occupate del tempo. Estensione, struttura, ambito: per convenzione e definizione il tempo è la dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. Ma ciascuna e ciascuno di noi ha una visione, e soprattutto un vissuto relativo al tempo e al suo scorrere, molto personale e mai uguale a quella di altre persone, nemmeno quelle con le quali si condivide l’intimità.
L’essere uomini o donne, l’età, la provenienza geografica, la cultura, la religione (e il non credere): ogni peculiarità umana concorre a descrivere in modo totalmente differente la concezione del tempo. Abbiamo provato a cimentarci con questo concetto e non è stato facile, considerandone l’ampiezza, e mettendo a dura prova chi ha accettato di riflettere e di scriverne». (Dall’editoriale)

Una Città. Mensile di interviste e foto, indipendente, autofinanziato
(245) 2017, dicembre 2017 – gennaio 2018

Ogni mese si parla di lavoro, scuola, bioetica, salute mentale, internazionalismo, democrazia e islam, buone pratiche, socialismo umanitario, Israele, Palestina.

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DVD

Prossima fermata via Padova. Storie di migranti del ‘900

un documentario di Giulia Ciniselli, nell’ambito del progetto MilanoAttraverso, 2018

Un film che parla della periferia milanese compresa tra piazzale Loreto e Cascina Gobba, il Naviglio Martesana e via Palmanova.
Il film racconta gli ultimi settant’anni della storia di questo territorio attraverso le parole di chi ci ha a lungo abitato.
Senza intenti nostalgici, le testimonianze proposte vogliono alimentare una memoria condivisa e stimolare una riflessione circa i peculiari tratti d’identità di questo territorio. Fra questi, spicca l’esperienza dell’immigrazione. Nel film si ascolta molto di ciò che a questa esperienza si accompagna: il progetto emancipativo che passa attraverso il lavoro; il pregiudizio e le difficoltà dell’integrazione; il disagio sociale che assume a volte le forme della devianza; le pratiche e i luoghi della socialità, legati ai contesti molecolari della ringhiera, delle bocciofile, delle parrocchie, delle sedi di partito…
Via Padova diventa in tal modo paradigma delle tante periferie del mondo urbanizzato, plasmate anch’esse dal movimento incessante di persone, culture, merci e dalla trasformazione degli spazi e dei tempi. Non periferie, a ben vedere, ma centri pulsanti e anticipatori della modernità.

CATALOGHI

Mediterraneo. Speranza e tragedia

Opere di Carlo Carli, a cura di Claudia Baldi, Conosolato generale d’Italia a Nizza, 24 settembre – 15 ottobre 2016

«Di fronte a questi lavori non si può restare indifferenti, essi nascono da una lettura consapevole del passato e dei risvolti più attuali della storia contemporanea, suscitando una riflessione amara e profonda su un tema trasversale che interessa le coscienze di tutti noi: il dramma dei profughi che fuggono dalla guerra, il dibattito sull’operazione “Mare nostrum” e sul ruolo dell’Europa, la crudeltà degli scafisti. […] L’opera di Carli diviene veicolo di trasmissione di valori e sentimenti umani, di un messaggio universale che supera le barriere geografiche e culturali».

Bambini verso la pace

Opere di Carlo Carli, a cura di Claudia Baldi, Istituto italiano di cultura, Atene, 15-29 settembre 2017

Le opere, realizzate con la tecnica di stratificazione dell’immagine e centrate sul tema delle migrazioni contemporanee viste e vissute dalla parte dei bambini, sono state esposte in un paese, la Grecia, che come l’Italia è crocevia tra nord e sud del mondo per milioni di persone in fuga dalle guerre e dalle carestie.

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