Grada Kilomba descrive la realtà psicologica del razzismo quotidiano, vissuto in particolare dalle donne nere.

Memorie della piantagione esplora l’atemporalità del razzismo quotidiano. La combinazione di queste due parole, “piantagione” e “memorie”, descrive il razzismo di ogni giorno non solo in quanto riallestimento del passato coloniale ma anche in quanto realtà traumatica, che è stata dimenticata. È uno shock violento che posiziona all’improvviso lə soggettə Nerə in una scena coloniale dove, come nello scenario di una piantagione, ci si trova imprigionatə come l’Altrə sobordinatə ed esoticə. Tutt’a un tratto il passato viene a coincidere con il presente e il presente è esperito come se ci si trovasse in quel passato straziante, come comunica il titolo di questo libro.

Dall’introduzione

Indice

1. La maschera. Colonialismo, memoria, trauma e decolonizzazione
2. Chi può parlare. Parlare al centro, decolonizzare il sapere
3. Dire l’indicibile. Definire il razzismo
4. Razzismo di genere. “Ti andrebbe di pulire casa nostra?” Connettere genere e “razza”
5. Politiche dello spazio. “Da dove vieni?” Essere tenutə fuori dalla nazione […]
6. Politiche dei capelli. “La gente mi toccava i capelli” Invadere il corpo nero […]
7. Politiche sessuali. “Wer hat Angst vor dem Schwarzen Mann”: chi ha paura dell’uomo nero. Il complesso di Edipo, uccidere l’uomo Nero e sedurre la donna Nera […]
8. Politiche della pelle. “Be’ ma per me non sei Nera” Fobia razziale e ricompensa […]
9. La parola N. e il trauma. “Che bella n. …!” La parola n. e il trauma […]
10. Segregazione e contagio razziale. “Le persone bianche da una parte, le nere dall’altra” Segregazione razziale e fantasie bianche di contagio razziale […]
11. Performare la nerezza. “Se ero l’unica studente Nera in classe, in un certo senso dovevo rappresentare ciò che significava” Performare la perfezione e rappresentare la razza […]
12. Suicidio. “Mia madre si è suicidata […]. Penso che fosse molto sola nella nostra città” Razzismo, isolamento e suicidio
13. Guarigione e trasformazione. “Quelle statue, le vedi se vai nelle case delle piantagioni del sud” Oggetti coloniali e trasformazione degli spazi […]
14. Decolonizzare il sé. “Sorella, ha detto lui”. Mama Africa e la riparazione traumatica.

Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano
Grada Kilomba. Traduzione di Ghebremariam Tesfaù e Marie Moïse. Traduzione dall’introduzione dal portoghese di Silvia Stefani.

Capovolte edizioni, 2021
255 p., 16€

Grada Kilomba

Nata nel 1968 a Lisbona, in Portogallo, Grada Kilomba è un’artista interdisciplinare. Il suo lavoro si concentra sulla memoria, il trauma, il genere e la decolonizzazione della conoscenza. “Chi può parlare?”, “Di che cosa possiamo parlare?” e “Cosa succede quando parliamo?”, sono le tre domande costanti nei suoi lavori, che creano uno spazio ibrido tra l’accademia e i linguaggi artistici e utilizzano lo storytelling come elemento centrale per condurre le pratiche decoloniali. Vai alla scheda completa sul sito della casa editrice Capovolte

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