L’ Ufficio di collocamento per il personale femminile di servizio.

Nell’ambito del laboratorio L’Officina dello storico, che quest’anno si inserisce nel progetto Milano Attraverso, l’Unione femminile nazionale ha scelto di proporre un percorso che vada a esplorare un tema molto attuale com’è quello della ricerca del lavoro da parte delle donne immigrate nel nostro paese.

Per permettere riflessioni che consentano un’indagine su questa complessa tematica, che parta da una base storica e che dunque consenta un confronto tra il passato e il presente, si è deciso di prendere in esame la documentazione, conservata nell’archivio dell’Unione femminile, relativa all’esperienza dell’Ufficio di collocamento per il personale di servizio.

Un aspetto importante che caratterizzò l’attività dell’Unione Femminile di inizi ‘900 fu infatti quello compiuto nella tutela di alcuni aspetti fondamentali dei diritti delle lavoratrici: questo impegno si sviluppò nello specifico sia per rendere professionali lavori femminili tradizionali, come quello delle domestiche, sia per creare nuove professioni, come le ispettrici di fabbrica per vigilare sull’applicazione delle norme sul lavoro femminile e infantile, sia nell’accoglienza delle giovani donne che emigravano dai loro paesi di provincia e arrivavano in città in cerca di un’occupazione.

Erano infatti moltissime le giovani costrette ad abbandonare il proprio paese per cercare a Milano un’opportunità di lavoro. Purtroppo le condizioni che vivevano erano troppo spesso inadeguate: le lavoratrici non avevano alcun tipo di tutela, erano sottopagate, spesso sfruttate e umiliate, non avevano un orario di lavoro, e, al contrario dei domestici uomini, potevano usufruire di sole 4 ore di libertà ogni 15 giorni. Oltre a ciò, non era infrequente che le giovani, appena arrivate in città, sole e senza alcun riferimento, finissero per essere spinte sulla via della prostituzione.

Per tutti questi motivi, l’Unione femminile nazionale, insieme alla Società Umanitaria, decisero di dare vita all’Ufficio di collocamento per il personale femminile di servizio, che nasce formalmente il 1 giugno 1905, con lo scopo di dare assistenza alle donne arrivate in città per cercare lavoro come domestiche.

Scrivono in proposito Ida Zuecca e Nina Rigano Sullam nella relazione del dicembre 1905 sull’Ufficio di collocamento:

«Il personale di servizio viene dalle campagne dalle province ove scarsa è ancora l’industria e insufficienti le fonti di guadagno (Veneto, Emilia, Toscana, Romagna). Vengono a Milano sulla promessa o seguendo l’esempio di altre compagne che le hanno precedute e vi si trovano con poche e malsicure conoscenze, senza appoggi seri e protezione. […] Hanno istruzione scarsissima, talvolta sono perfino analfabete e, in genere, nozioni rudimentali dei lavori casalinghi, sapendo fare un po’ di tutto ma tutto male.»

L’intento era dunque da un lato quello di sottrarre possibili candidate al mercato della prostituzione, e dall’altro di rendere più forte sul mercato del lavoro il mestiere di domestica.

Per il funzionamento dell’ufficio l’Unione mise a disposizione i locali, mentre la Società Umanitaria versava 3000 lire l’anno per le spese di funzionamento. L’Ufficio offriva assistenza per il collocamento a donne comprese tra i 14 e i 55 anni, e non si occupava solo di domestiche, ma anche cuoche, cameriere, personale di albergo e di istituti. Le prestazioni dell’Ufficio erano completamente gratuite per il personale di servizio, e a modico pagamento per le famiglie.

Inoltre, per quanto riguarda la formazione, si istituirono presso la sede dell’Unione, a partire dal 1914, corsi professionali di cucina e lavori domestici, che aiutassero le donne che vi partecipavano a consolidare la loro preparazione e potere dunque entrare nel mercato del lavoro con maggiore consapevolezza e sicurezza.

Il laboratorio didattico con l’Officina dello storico

Per poter affrontare un percorso che ripercorra le tappe di questa esperienza, oggi così attuale, si è deciso di puntare l’attenzione sulla documentazione conservata nel fondo che ospita l’archivio storico dell’Unione.

Sono infatti presenti tra le carte documenti di natura varia: atti dattiloscritti e manoscritti, registri dei verbali, opuscoli, relazioni periodiche che venivano redatte dalle socie e che riportavano poi al consiglio la situazione dell’Ufficio di collocamento, anche corredate di dati specifici quali, ad esempio, i numeri di domande di collocazione, i luoghi di provenienza delle donne, la loro età, i salari effettivamente percepiti etc.

L’analisi di questa documentazione permette effettivamente di ricostruire la nascita e l’evolversi dell’Ufficio, i rapporti intercorsi tra le socie dell’Unione e i membri dell’Umanitaria, i diversi pensieri e gli scambi di opinioni sulla gestione dell’Ufficio anche tra le socie stesse dell’Unione.

Il laboratorio si propone dunque, attraverso questo percorso, di avvicinare gli utenti ad un lavoro di scoperta, conoscenza e analisi critica delle fonti.

Dopo una visita attraverso i luoghi che ospitano la sede dell’Unione, dove effettivamente era operativo l’Ufficio di collocamento e venivano tenuti i corsi professionali per cuoche e domestiche, per i partecipanti sarà possibile entrare in contatto con la documentazione originale, e al contempo addentrarsi e “toccare con mano” quello che è un archivio storico, con la sua funzione di testimonianza storica e sociale, e con la possibilità di fruire una documentazione che testimonia come un situazione del passato che è così attuale in questo momento storico, è stata affrontata 100 anni fa dalle donne che facevano parte dell’Unione femminile nazionale.

Il laboratorio è gratuito, rivolto a docenti e classi di scuola media primaria e secondaria. Per partecipare è necessario registrarsi sulla piattaforma della Officina dello storico.

Donata Diamanti

 

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