Questo libro testimonia una realtà molto viva nel nostro Paese, quella dei movimenti per i diritti umani e civili, vistra attraverso una lente inedita: i rapporti di polizia, che l’autore ha rintracciato grazie ad un lungo lavoro di ricerca archivistica.
Ministero dell’Interno, Dipartimento di pubblica sicurezza, Archivio centrale dello Stato, Archivio di Stato di Perugia. Sono le fonti di una storia che copre gli anni tra il 1945 al 2000, di cui protagonisti e protagoniste non hanno in molti casi lasciato tracce archivistiche proprie. Scrive l’autore nell’introduzione
Per il loro carattere informale, i movimenti spesso non hanno lasciato tracce significative  di documentazione archivistica propria o, se le hanno lasciate, sono spesso all’interno di archivi privati di difficile accesso.
Paradossalmente le carte di polizia suppliscono a questa carenza di documentazione propria dei movimenti: per fare qualche esempio, le relazioni dei funzionari di questure o prefetture su un’assemblea spesso diventano dei veri e propri verbali oppure il volantino che è stato allegato a una nota diventa per valutarne l’avvio di un procedimento, diventa magari l’unico esemplare  rimasto nel tempo a testimoniare una determinata azione.
Le carte di polizia contengono non solo nominativi ma anche e soprattutto informazioni sulle strutture e sulla capacità di mobilitazione dei movimenti (non violenti nella maggioranza dei casi esaminati in questa ricerca). Le stesse carte rivelano anche l’evoluzione degli apparati, con il succedersi delle generazioni di poliziotti cambia anche lo stile e il tipo di analisi delle relazioni. Considerando che, a partire dalla metà degli anni Ottanta,
le relazioni si riducono a segnalazioni di iniziative e diventano solo semplici comunicazioni di fatti. Probabilmente quelle più corpose sui movimenti che esprimono maggior dissenso sociale sono affidate ad altri apparati di polizia, attrezzati ad esaminare il fenomeno in modo strategico e le cui carte non sono ancora facilmente accessibili.
Il volume è un importante contributo alla ricostruzione dei profili e delle azioni di movimenti e organizzazioni che hanno cambiato il volto della cittadinanza nel nostro Paese.
Profili che vediamo tratteggiati nella loro forma più convincente, quella dei fatti. Partendo dalle carte, l’autore ci conduce lungo un sentiero fatto di episodi, come quello che 19 agosto 1999, quando un cabaret organizzato da Arcigay-pride di Pisa si potè svolgere solo grazie al cordone formato da poliziotti e carabinieri, che arginarono un gruppo numeroso e rumoroso di intolleranti. O come quello del 1° luglio 1950 quando un deputato socialista tenne un comizio, “presenti circa 15o persone”, a Reggio Emilia, in favore del divorzio.
Parte prima – I. Movimenti per la libertà religiosa (1946-1977); II. Movimenti per l’istituzione del divorzio (1946-1975); III. Movimenti per l’obiezione di coscienza al servizio militare (1948-2001); IV. La regolamentazione della contraccezione (1953-1976); V. Movimenti naturisti (1967-1984); VI. Movimenti per la legalizzazione dell’aborto (1971-1981); VII. Movimenti per i diritti delle persone detenute (1974-1986); VIII. Movimenti per i diritti civili delle persone lgbt (1976-2000); IX. Il Comitato per i diritti civili delle prostitute (1983-1985).
Parte seconda – I. Lega internazionale per i diritti umani (1945-1990); II. Amnesty International (1972- 2000); III. Dalla Bertrand Russell Peace Foundation alla Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli (1963-1989); IV. Tribunale internazionale Sacharov (1975-1977).