La terribile morte di Satnam Singh, il bracciante di 31 anni di origine indiana abbandonato agonizzante dopo avere perso un braccio in un incidente sul lavoro, allunga lo strascico di sangue che deriva da condizioni lavorative lontanissime dai dettami costituzionali e sempre più gravi, soprattutto in settori come l’agricoltura e l’edilizia. Satnam Singh lavorava un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nelle campagne della provincia di Latina, in quello che viene ancora chiamato l’Agro romano, da secoli sede di lavoro agricolo. Anche qui, come in tante campagne del Sud Italia, il lavoro bracciantile è necessario quanto sfruttato, segnato dall’ingiustizia ma anche dalle lotte. Oggi, come ieri.
Nei primi del Novecento la sezione romana dell’Unione femminile nazionale avviava, per iniziativa di Anna Celli, un’attività di scolarizzazione primaria nell’Agro romano (vi contribuì anche Sibilla Aleramo). Nelle Relazioni sulle attività svolte troviamo la descrizione delle condizioni di vita e di lavoro delle famiglie di braccianti, condizioni connotate da miseria e precarietà sotto il ricatto del caporalato. Scopri di più e leggi il nostro Le scuole dell’Agro romano dell’Unione femminile nazionale. Dossier di documenti
Se allora il lavoro bracciantile seguiva i flussi delle migrazioni interne, oggi segue quello delle migrazioni transnazionali. Cambiano le coordinate ma non lo sfruttamento. Il sito dell’Archivio Storico dell’Emigrazione Italiana è, insieme ad altri saggi ed articoli, molto utile per comprendere lo sviluppo storico del lavoro bracciantile e delle sue lotte. Scopri di più e leggi gli articoli: La transizione: dal bracciantato italiano alle presenze straniere nelle campagne meridionali; Braccianti stranieri nell’agricoltura italiana: un profilo storico nel periodo repubblicano