La tesi di laurea di Krizia Garbin contiene una prima analisi lessicale del “Giornale delle donne”, periodico fondato nella seconda metà dell’Ottocento, in parte conservato nella biblioteca dell’Unione femminile.

“Istruire dilettando; far dimenticare per qualche ora le affannose cure quotidiane; dare un aiuto a combattere e vincere le battaglie della vita”

era il programma del giornale, che rispetto al nascente movimento di emancipazione femminile aveva una posizione mediana tra l’approccio tradizionale e quello progressivo, tra il discorso patriarcale – scrive l’autrice – e il discorso femminista:

la rivista è servita come un’arena dove affrontare i due discorsi. In questa arena sono state costruite cinque identità: la madre della nuova nazione, la donna colta, l’operaia, la donna scrittrice, la femminista.

Dopo una parte dedicata a ricostruire quadro storico, target e struttura della rivista, l’autrice entra nel merito della ricerca, che ha in oggetto l’analisi di alcuni lemmi nel confronto con una testata contemporanea, il periodico “Unione femminile”.

L’autrice analizza alcune parole chiave nella trasformazione della condizione femminile, in particolare quelle legate alla famiglia. ‘Divorzio‘ è una di queste.

Per ogni ricorrenza della parola, l’autrice riporta il brano in cui è inscritta e la sede da cui è tratto. In questo modo è possibile ricostruire la trama semantica che definiva il significato della parola. Il confronto tra le ricorrenze della stessa parola nei due periodici, “Il giornale delle donne” e “Unione femminile”, offre una traccia per comprendere il posizionamento delle rispettive testate.

Moderato tendente al conservatore era il “Giornale delle donne”, destinato alle “donne borghesi, di discreta cultura, quelle attente alla casa e ai figli, quelle più ostili alla novità emancipazionista” e diretto da un uomo, Amerigo Vespucci, che dispiega la propria concezione del ruolo femminile nella società nel libro Ricordi.

Il libro, analizzato dall’autrice nella parte introduttiva, è pieno di precetti ed offre una visione di quel che si chiedeva alle ragazze di buona famiglia. In uno dei brani riportati dall’autrice si legge, ad esempio, di come la fanciulla debba essere “rimossa in tutto dall’uso della musica”, che potrebbe nuocere alla di lei virtù.

Eppure, come sottolinea l’autrice citando Franchini e Soldani (Donne e giornalismo, Franco Angeli, 2004), il solo fatto di leggere un giornale era un gesto di rottura:

Tenere il giornale fra le mani costituiva per la donna una trasgressione, perché modificava la consueta immagine femminile, la rendeva agli occhi dell’uomo grottesca, era come se si appropriasse di un elemento che caratterizzava l’immagine maschile

Il Giornale delle donne: primi sondaggi lessicali (1889-1893)

Elaborato finale di: Krizia Garbin
Relatore: Giuseppe Polimeni

Università degli studi di Milano, Facoltà di studi umanistici, Corso di laurea triennale in Lettere moderne

Anno accademico 2013-2014
81 p.