Sono tante le parole di questo “dizionario ragionato”, curato da Sabrina Marchetti, Jamila M. H. Mascat e Vincenza Perilli. Una sequenza di temi scanditi dalla A di anticolonialismo alla W di welfare transnazionale e redatti da 44 autrici, per lo più impegnate in sedi universitarie. Ad ognuna è stato proposto di affrontare una questione tra quelle più “controverse” che hanno attraversato il dibattito femminista negli ultimi anni, chiedendo di metterne in risalto “l’aggrovigliamento”. Nella molteplicità dei punti di vista proposti dalle autrici, spicca il filone degli studi post-coloniali.
Il titolo, “Femministe a parole”, è volutamente provocatorio. Se da un lato infatti richiama la nota contrapposizione tra parole e fatti, dall’altro sottolinea l’esigenza di fare i conti con le parole che usiamo:
proprio perché le parole sono imbevute di ideologie sessiste, razziste e classiste, i “soggetti assoggettati” hanno costantemente sentito il bisogno di condurre delle battaglie contro e dentro il linguaggio, rimuovendo alcune parole e inventandone di nuove.
Alcuni interrogativi posti nell’introduzione chiariscono il senso della parola groviglio e delle difficoltà legate alle parole
“Razza” si scrive con o senza virgolette? “Nera/o con la maiuscola o la minuscola? Che cosa significano Oriente e Occidente? Cosa intendiamo con “differenzialismo”? La M di “MgF” sta per mutilazioni o per modificazioni? Perché si parla impropriamente di “burqa”? “Universale ormai è un aggettivo connotato e connotabile? Cosa distingue il “sex work” dalla prostituzione?
Femministe a parole. Grovigli da districare
a cura di Sabrina Marchetti, Jamila M. H. Mascat, Vincenza Perilli
Ediesse, 2013