Atac. Nella lunga storia dell’azienda le donne sono state presenti con le mansioni di fattorine e conducenti durante le emergenze belliche, ma soltanto qualche foto sta a ricordarlo.

Grazia Pagnotta, Tranviere Romane nelle due guerre, Atac, 110 p., 11 €

Questa ricerca di Grazia Pagnotta, ricercatrice di Storia moderna e contemporanea,  ricostruisce attraverso fonti d’archivio la storia delle tranviere romane nella prima e nella seconda guerra mondiale ed è stata commissionata dall’Atac, Azienda per i trasporti autoferrotranviari del Comune di Roma, come parte di un progetto più ampio di recupero della propria memoria.

E’ la storia dell’attraversamento di una frontiera simbolica tra luoghi e lavori maschili, luoghi e lavori femminili. Questa “invasione” di campo fu percepita con particolare dirompenza durante la prima guerra mondiale, quando le donne furono chiamate, in questo come in altri settori, come manodopera di riserva per l’emergenza bellica.

In questo le donne alla guida dei tram suscitarono interrogativi e molte critiche nell’opinione pubblica, ma anche la reazione dei colleghi uomini, tutti socialisti, che sentendosi minacciati si adoperarono per cacciarle.

«Svolgendo il proprio lavoro nel luogo pubblico per eccellenza, cioè la strada, e venendo a contatto con tutte le categorie di cittadini, la tranviera fu la lavoratrice più visibile del tempo di guerra, anche se il numero delle donne che svolsero questa professione fu molto inferiore rispetto alle operaie dell’industria bellica o alle impiegate. A Roma, complessivamente la stampa locale del tempo dedicò alle tranviere cittadine un’attenzione continua negli anni, e improntata alla retorica del sacrificio per la patria sui giornali che le sostenevano. Mostrò per loro una considerazione sensibilmente più ampia di quanta ne riservò ad altre lavoratrici che con la guerra erano entrate nel mondo dell’occupazione» (p. 13).

Alla fine della guerra, le donne furono licenziate, e tornarono sui tram solo vent’anni dopo, quando un’altra guerra esigeva di rimpiazzare gli uomini alla guida del mezzo pubblico, e non solo.

Durante la seconda guerra mondiale, l’esperienza fu diversa da quella del ’15-’18

e non solo perché per l’Italia implicò la caduta di un regime. Le battaglie, gli arresti, le persecuzioni, la violenza, la morte, che erano state circoscritte ai distanti campi di battaglia sui confini del paese, riguardarono anche i civili e li coinvolsero direttamente; fu, cioè, “una guerra totale”» (p. 73).

Quando l’Atac assunse un primo gruppo di donne, nel 1940, i giornali non ne parlarono, e inoltre furono licenziate dopo neanche due mesi su disposizione del Centro nazionale di mobilitazione civile, che impose l’assunzione di personale maschile. Due anni dopo, però, fu assunto un altro gruppo, licenziato nel 1944, prima della liberazione della città. Alle poche rimaste fu tolta la mansione di conducente e fattorina, e assegnata quella di pulitrice.

Sarebbero passati altri 45 anni prima una donna tornasse a guidare un tram di Roma, nel 1989.