Tesi di laurea di Mara Salipante, relatrice Lucrezia Cippitelli
Accademia di Belle arti di Brera (Milano), Dipartimento di Comunicazione e didattica dell’arte. Corso di Visual cultures e pratiche curatoriali (a.a. 2017/2018)
Al centro di questa indagine ho posto la cultura visuale femministe emerse durante gli anni Settanta nella
Capitolo zero. La cassetta degli attrezzi
zona milanese. Tale produzione ha avuto il merito di edificare per la prima volta, con particolari media, toni e argomenti, una controcultura fortemente radicata nella teoria e nella prassi del movimento femminista italiano e della sua declinazione milanese. Il quesito di Luce Irigaray scelto come titolo, Se l’oggetto si mettesse a parlare?,
suggerisce il nucleo fondamentale della ricerca: l’estetica dei lavori nati dalla presa di parola nell’ambito artistico di donne coraggiose che hanno rivendicato a gran voce il loro diritto di esistenza come soggetti.
L’autrice si concentra sul lavoro di artiste che hanno riscattato consapevolmente, sotto forma di immagine, le loro identità ed esistenze, nel contesto del femminismo italiano, basato essenzialmente sulla parola. La ricerca è focalizzata su Milano nell’arco degli anni Settanta, in quanto
Alla fine degli anni Sessanta il capolouogo lombardo, uno dei più significativi poli economici italiani, era caratterizzato dalla convivenza di vari strati sociali ben differenziati e di conseguenza da diversi livelli di cultura che edificavano coscienze eterogenee. Tale ordine interno alla società di massa in seguito è stato sovvertito dall’espulsione del movimento anti-repressivo e anti-autoritario del Sessantotto e dalle lotte femministe, che hanno trovato terreno fertile per un radicale cambiamento sociale e culturale.
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Il primo capitolo è dedicato alla ricostruzione storica del percorso del femminismo a partire dall’età liberale (fine Ottocento) agli anni Settanta. Nel secondo capitolo, Mara Salipante entra nel merito delle esperienze visuali ed artistiche collegate alla pratica del femminismo, le cui connesssiono sono, nel contesto italiano, tutt’altro che nette:
differentemente da quanto accaduto in altri Paesi, in Italia il rapporto e gli scambi tra movimento femminista e arte è stato un fenomeno dai margini sfuggenti e, di conseguenza, generalmente poco scandagliato e valorizzato dalla critica, al punto che si dubita delle loro effettive contaminazioni. Infatti, nonostante i primi incontri di Rivolta femminile si siano tenuti in gallerie e in altri spazi del circuito artistico, la critica dominante ha prediletto altri movimenti e ricerche estetiche made in Italy, che ancora oggi battono prezzi d’asta da capogiro. Inoltre non si può certamente mancare di prendere in considerazione una diffusa reticenza da parte delle istituzioni artistiche nei confronti di coloro che si battevano per minare il sistema dell’arte nella sua complessità.
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In questo capitolo sono indagate quindi alcuni progetti, tra loro molto eterogenee: Immagini del no, progetto fotografico di Anna Candiani e Paola Mattioli per il referendum del ’74 sul dirvozio; Le pezze, di Diane Bond e Mercedes Cuman, installazione che nasce da un gruppo di militanti e artiste e in cui sono utilizzati indumenti smessi trovati in casa; Invenzione del femminile, serie di ritratti fotografici di Marcella Campagnano; Percorso. Racconto in dieci stazioni della vita di una donna, montaggio di fotografie composto da una serie di pannelli di grande formato che narrano quindici anni della vita di una donna; Ci vediamo mercoledì, gli altri giorni ci immaginiamo, libro d’artista che riunisce le opere (disegni, testi, filmati) di un gruppo di artiste nella seconda metà degli anni Settanta. Le casalinghe, reportage fotografico di Liliana Barchiesi, militante del collettivo di donne fotoreporter Una nessuna centomila. Infine, un pragrafo dedicato a riviste e manifesti.
Il terzo capitolo raccoglie le interviste a Paola Mattioli, LeoNilde Carabba, Mercedes Cuman, Marcella Campagnano, Liliana Barchiesi, Lea Melandri.
La tesi di laurea è consultabile alla Biblioteca dell’Unione femminile nazionale di Milano, insieme a gran parte della bibliografia