E’ certo che una delle professioni meno comprese e giustamente valutate, non solo da parte di chi ad essa ricorre, ma anche da parte delle stesse persone che la esercitano, è quella della “domestica”. La questione del servizio domestico nonostante la sua grandissima importanza per la vita sociale, attraverso l’influsso esercitato sulla famiglia, cellula fondamentale della società civile, non è ancora stata esaminata con tutta la necessaria attenzione.
Inizia così l’opuscolo pubblicato dall’Unione femminile nazionale nel 1938, che riepiloga funzioni, scopi, insegnamenti teorici e pratici della Scuola-convitto di avviamento al lavoro domestico.
Nel breve testo si esamina la necessità di formazione ad un lavoro “tanto importante”, “il bisogno di una preparazione e di un tirocinio mai sufficientemente sentito”. La formazione professionale è importante, scrivono le redattrici dell’opuscolo, anche per una maggiore coscienza delle lavoratrici ed un guadagno sul terreno dei diritti sindacali.
Per la Scuola-convitto l’Unione femminile approntò un ambiente adatto per l’istruzione delle allieve: un appartamento di 10 locali, arredati, in cui viveva la “piccola famiglia” formata dalle otto giovani allieve e dalla loro direttrice.
In seguito al periodo di formazione, l’Unione si preoccupava del collocamento e poi di seguire “le ragazze” nei primi tempi.