“Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata”.
Con queste parole si apre l’appello alla manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 26 novembre. Il 27 novembre si terranno tavoli tematici con l’obiettivo di proporre un Piano Femminista contro la violenza maschile e per una grande mobilitazione che affermi e allarghi l’autodeterminazione femminile.
Le promotrici denunciano come all’aumento delle morti non corrisponda una presa di coscienza delle istituzioni e della società, che viceversa tende a colpevolizzare le scelte di autonomia, mentre i media continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato, la formazione nelle scuole e nelle università sulle tematiche di genere è ignorata o fortemente ostacolata, e non è venuta meno la retorica della moglie e madre che sacrifica la sua intera vita per la famiglia.
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