Il volume a cura di Kari Elisabeth Børresen e Emanuela Prinzivalli analizza l’influsso della Scrittura ebraica e del Nuovo testamento sulla formazione dei modelli cristiani, l’approccio di Gesù con le donne, lo sguardo degli autori cristiani antichi sul femminile, ambiguo perché oscillante tra intuizioni evangeliche e mentalità androcentrica.

Il volume fa parte della collana La bibbia e le donne, progetto internazionale, interconfessionale e multidisciplinare, che studia la Bibbia e la storia della sua ricezione relativamente al rapporto delle donne con il testo sacro. L’edizione italiana della collana è a cura di Adriana Valerio e ha il patrocinio del Coordinamento teologhe italiane.

Compongono il volume dieci saggi, con due elementi che li accomunano: l’indagine si interroga sul rapporto tra contenuto della Bibbia in rapporto al femminile e dottrina; le fonti sono interrogate con rigore filosofico e storico. E una domanda: il cristianesimo ha liberato le donne? Ha contribuito ad aprire spazi di scelta e di azione in un contesto che non li prevedeva?

Per rispondere, autrici ed autori interrogano diversi tipi di fonti, verso cui si pongono con

un approccio storiografico disincantato, attento ad evitare generalizzazioni

Si considerano i secoli dal I al VII e non solo gli autori di lingua greca e latina ma anche la produzione di area siriaca.

Se alcuni elementi di conoscenza sulla partecipazione femminile al cristianesimo sono ormai consolidati, come il fatto che le donne abbiano avuto un ruolo decisivo nelle prime comunità cristiane, l’indagine storiografica può tuttavia mettere alla prova alcuni concetti consolidati. Ad esempio risulta sfumata l’immagine di donne relegate nelle case e la loro impossibilità ad accedere allo spazio pubblico. Gabriella Arangione afferma che

all’epoca delle origini cristiane, anche la rigida distinzione di ruoli tra spazio pubblico (la polis, luogo riservato agli uomini) e spazio privato (l’oikos, luogo riservato alle donne) è un’idealizzazione di posizioni conservatrici che non trova sempre riscontro nella documentazione papirologica ed epigrafica. (P. 15)

Alle origini del cristianesimo convivono dunque visioni differenti della funzione della donna nella società, che rispecchiano una certa mobilità sociale delle donne. Prevarrà la corrente più conservatrice, da cui discendono i dettami volti a “tenere sotto controllo” le donne.

Dai personaggi biblici al mito gnostico dell’anima , dai primi autori ai Padri della Chiesa, le autrici e gli autori ci conducono in un viaggio affascinante alle origini della nostra cultura e dentro a uno dei racconti che più hanno segnato l’immaginario e il comportamento di donne e uomini in Occidente. Con un paradosso destinato ad attraversare i secoli:

Vi si affaccia da un lato la novità portata dal cristianesimo, il quale in qualche modo ha fin da subito la pretesa di superare la distinzione assiologica fra i sessi, asserendone la sostanziale ‘parità’, almeno sul piano spirituale […]. D’altro canto, vi si dà per scontata l’infirmitas del sesso femminile, rendendo evidente il debito nei confronti della mentalità del tempo. (P. 137)

Donne nello sguardo degli antichi autori cristiani. L’uso dei testi biblici nella costruzione dei modelli femminili e la riflessione teologica dal I al VII secolo

a cura di Kari Elisabeth Borresen, Emanuela Prinzivalli
ed. Il pozzo di Giacobbe, 2013
299 p., 26 €