L’Unione femminile nazionale condivide il Comunicato della Società Italiana delle Storiche sul XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, che si è tenuto a Verona da 29 al 31 marzo 2019, organizzato dall’IOF (Organizzazione Internazionale per la Famiglia).
«La missione dell’IOF è di unire e dotare i leader di tutto il mondo di strumenti per promuovere la famiglia naturale» e il congresso «ha l’obiettivo di unire e far collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società».[1]
Un ricchissimo patrimonio di ricerche ha tuttavia mostrato chiaramente che non esiste un unico modello di famiglia e che il concetto di famiglia “naturale” (esso stesso “artificiale”, frutto di una lunga evoluzione socio-culturale) è privo di qualsiasi base scientifica. Utilizzare il concetto di famiglia “naturale” come elemento di orientamento delle politiche sulla famiglia e sul matrimonio è pertanto una scelta puramente ideologica.
La ricerca storica e antropologica, infatti, ha ampiamente dimostrato l’enorme variabilità delle organizzazioni familiari e domestiche nel tempo e nello spazio: non solo famiglie formate da una donna e un uomo ma anche famiglie poliandriche o poligamiche; non solo legami genitoriali dovuti a filiazione biologica, ma anche legami genitoriali non biologici, a partire dalle adozioni; non solo matrimoni tra persone di diverso sesso ma anche unioni, socialmente riconosciute, tra persone dello stesso sesso.
Peraltro numerose società, anche del passato, prevedono l’esistenza non solo di uomini e donne ma anche di persone intersex e/o appartenenti a un terzo genere. E anche dove l’organizzazione sociale prevalente è basata sul binarismo, la ricerca ha individuato la presenza, e ha ricostruito l’esperienza, di persone che non si riconoscono nel genere attribuito alla nascita e intraprendono transiti di genere.
Decenni di indagine hanno inoltre dimostrato come la famiglia promossa dal WCF – formata da una coppia eterosessuale e basata su una netta divisione dei ruoli tra uomo e donna –, sia storicamente diffusa in contesti segnati da culture patriarcali fortemente sbilanciate a vantaggio del potere maschile. Pur presentando attualmente un’estrema ricchezza di equilibri relazionali e affettivi, tale forma di famiglia può tuttora essere sede di oppressione e sfruttamento, ed è il contesto nel quale, oggi, le donne rischiano più spesso di subire gravi violenze.
Il sostegno alla presunta famiglia “naturale”, oltre a promuovere una cultura che limita i diritti di autodeterminazione delle donne, produce esiti decisamente contrari ai principi di non discriminazione e uguaglianza che informano le nostre società, nella misura in cui mira a escludere altre forme di famiglia.
La Società Italiana delle Storiche (SIS), associazione fondata nel 1989 che raggruppa studiose accademiche e ricercatrici indipendenti, molte delle quali impegnate proprio nello studio delle famiglie e delle relazioni di genere nelle società del passato, considera pertanto con grande preoccupazione il patrocinio dato al XIII Congresso Mondiale delle Famiglie dal Ministero per la Disabilità e la Famiglia e da altre istituzioni pubbliche italiane, nonché la partecipazione all’incontro del Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Matteo Salvini, del Ministro per la Famiglia e la Disabilità Lorenzo Fontana, e del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica Marco Bussetti.
In particolare, in quanto associazione alla quale aderiscono molte ricercatrici e docenti universitarie, la Società Italiana delle Storiche non si riconosce nella legittimazione data al XIII Congresso Mondiale delle Famiglie dal Ministro Bussetti con la sua stessa partecipazione e ne prende con voce chiara le distanze.
La SIS ribadisce la totale infondatezza scientifica del concetto di famiglia “naturale”, e richiama la necessità che discorsi e iniziative politiche si basino e si sviluppino a partire dai risultati di serie e solide ricerche scientifiche, e non da prese di posizione infondate e ideologiche.
Per
tutto quanto detto, la SIS aderisce alla
mobilitazione “Verona città transfemminista” lanciata da Non Una di Meno e da
altre organizzazioni per il 30 marzo a Verona.
[1] https://wcfverona.org/it/about-iof/ (consultato il 23 marzo 2019).