Le Associazioni e le Cooperative di donne della Rete Regionale Lombarda dei Centri anti-violenza della Lombardia  chiedono a Regione Lombardia dove sono finite le risorse della legge 119/2013 per sostenere i Centri Antiviolenza. Nel comunicato diffuso alla vigilia del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i Centri denunciano che:

La legge 119/2013 (la cosiddetta legge contro il femminicidio) ha stanziato – per gli anni 2013/14 – 17 milioni di euro per il contrasto alla violenza contro le donne, affidando alle singole Regioni i finanziamenti, in ragione dei Centri Antiviolenza e delle Case rifugio presenti sul territorio.
Alla Regione Lombardia sono stati affidati 2.7 milioni di euro anche grazie alla presenza sul suo territorio di 16 Centri Antiviolenza D.i.Re. e di 10 Case Rifugio che per poter continuare a lavorare a favore delle donne che subiscono violenza hanno la concreta necessità di ricevere questi fondi. Questo è ancor più vero in un momento socio-economico che vede ridursi le disponibilità degli enti pubblici e, forse ancor di più, il sostegno da parte dei privati.
Nel corso del 2014, i Centri Antiviolenza e le Case delle Donne della Lombardia hanno accolto, ospitato e accompagnato verso una vita autonoma e libera oltre 3.500 donne.
Questo numero rende evidente quanto sia importante che i fondi arrivino ai destinatari.

Le componenti della Rete Regionale Lombarda considerano dannoso per le donne il Piano Regionale Antiviolenza, recentemente approvato dalla Regione Lombardia come previsto dalla legge regionale 11/2012. Il pericolo, scrivono, è che il Piano comporti l’omogenizzazione delle procedure con una messa a sistema del modello di accesso, accoglienza, valutazione del rischio, presa in carico e protezione della donna. L’eccessiva schematizzazione togliere alle donne la libertà di affrontare questo percorso, già impervio e spesso pericoloso, secondo i loro tempi e desideri.

Con decenni di esperienza sul terreno dell’assistenza a donne vittime di violenza, la Rete dei Centri antiviolenza denuncia l’inefficacia di un sistema che, se a prima vista può sembrare positivo, in realtà rischia di diventare un boomerang contro le donne e la loro sicurezza. Questi i punti sottolineati dai Centri

Crediamo che le donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza costituiti da donne in associazioni di volontariato e cooperative, debbano essere:

  • libere di scegliere come uscire dalla violenza;
  • libere dalla necessità della denuncia;
  • libere di mantenere l’anonimato e la segretezza sinora garantiti;
  • al centro della nostra azione di sostegno al loro percorso, secondo il loro desiderio e nel rispetto della loro volontà.

Con questo comunicato vogliamo affermare la nostra autonomia, per garantire alle donne la libertà di scelta sulle loro vite che il Piano Regionale Antiviolenza mette a serio rischio.

Qui il testo della legge 119/2013

Per info: Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate
02-55019609
comunicazione@cadmi.org