Il divorzio suscita la diffidenza delle anime timorate, per cui ogni progresso dovrebbe avvenire entro la cerchia mistica della fede; preoccupa le persone timide e di paurosa immaginazione le quali per esso intravvedono famiglie disorganizzate, vedove e figli mesti e abbandonati i spaventa i vecchi, tenacemente avvinghiati alle morte abitudini del passato, e i teologi che, nell’ignoranza dell’arido egoismo, non comprendono le ansie tormentose del vincolo indissolubile. Ma il divorzio, con tanta e istintiva tenacia osteggiato, è un semplice correttivo dell’istituto monco e imperfetto della separazione personale.

Sono le parole con cui Wiera, pseudonimo di Carolina Amadori, introduce le argomentazioni a favore del progetto di legge sul divorzio firmato da Agostino Berenin e Alberto Borciani, socialisti. Argomentazioni che l’autrice sviluppa in occasione della discussione alla Camera attraverso diversi articoli pubblicati sul periodico “Unione femminile” e poi in un estratto rilegato (1901), che qui vi proponiamo.

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