Libro molto attuale e molto denso, Il complesso di Penelope. Le donne e il potere in Italia, scritto da Laura Cima, femminista torinese, poi impegnata nei movimenti antinucleari, deputata per i Verdi dal 1987 e di nuovo nel 2001 e, negli anni Novanta, ai vertici della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel libro si intrecciano autobiografia, vicende italiane e internazionali, storia del femminismo e delle istituzioni dello Stato, sociologia e riflessioni problematiche. Il testo si basa, di fatto, tutto su una risposta all’interrogativo su perché in Italia le forze politiche in campo sembrino sempre strutturalmente incapaci di affrontare la crisi.
Secondo l’autrice, la causa di questa incapacità va cercata nell’esclusione dall’esercizio e dalla gestione del potere delle donne, che sarebbero invece in grado di portarvi altre priorità e altri valori, grazie anche alle loro capacità di tessere reti e di intrecciare lavoro e cura. E lo sostiene anche e soprattutto a partire dalla propria esperienza diretta, in particolare quella di deputata dei Verdi, dove l’autorevolezza conquistata con tutte le associazioni e i comitati in cui le donne del suo schieramento avevano lavorato diede loro la forza e la possibilità di sfidare la gestione “poco autonoma e molto schiacciata sulle posizioni della sinistra” (p. 247) dei loro compagni in parlamento; anche se poi quando “stremate,” cedettero, i verdi tornarono a essere “un partito come gli altri, con tutti i difetti storici, fino alla sua recente estromissione dal Parlamento italiano e da quello europeo, per aver perso ogni collegamento con i movimenti ecologisti “ (pp. 261-262).
Adesso sono le nuove generazioni femminili che davvero potrebbero cambiare le cose, imponendosi con un nuovo protagonismo sulla scena politica ed economica; ma ad esse manca tuttora consapevolezza del fatto che i diritti e le libertà che oggi fanno parte della loro vita – e che pericolosamente tendono a dare per scontati ed acquisiti una volta per tutte – sono in realtà frutti faticosamente ottenuti con lotte pesanti dalla generazione che le ha precedute.
Proprio per questo Cima ripercorre le varie tappe dell’emancipazione femminile: dalla prima petizione per il voto scritta nel 1877 da Anna Maria Mozzoni al convegno femminista di Paestum nell’ottobre 2012, passando per le suffragiste americane e inglesi e ricostruendo anche le vicende delle protagoniste italiane delle battaglie delle donne: oltre ad Anna Maria Mozzoni, già citata, Cristina di Belgioioso, le costituenti Tina Anselmi, Nadia Gallico Spano, cui dedica parole molto affettuose e un ricordo commosso, e Marisa Rodano, che firma peraltro anche la bella Prefazione a questo libro, fino ad arrivare a Livia Turco e Alessandra Bocchetti.
Ma tante altre sono le figure di donne cui fa riferimento in questo raccontare le vicende della sua vita, nel loro intrecciarsi con la politica: ricorre, ad esempio il nome di Luisa Passerini, con cui Laura Cima ha condiviso le prime fasi del suo femminismo politico, oltre ad una pluridecennale amicizia; c’è un richiamo anche ad Isabella Rauti, “donna con collocazione politca ben diversa dalla mia con cui ho lavorato benissimo” (p. 271).
In particolare, l’autrice riflette poi sull’opera delle ventuno donne costituenti che segnarono in modo significativo con la loro presenza tutta la parte relativa ai principi fondamentali su cui la Carta costituzionale è stata costruita, ma la cui assenza dai lavori della sottocommissione che si curava dell’organizzazione costituzionale dello Stato ha determinato però, col lasciare che l’ordinamento dello Stato stesso e le regole della gestione del potere rimanessero del tutto nelle mani degli uomini, che essa fosse connotata da una visione monosessuata maschile. Nel disegno istituzionale dello Stato, all’interno della costituente così come nell’azione politica successiva, è quindi venuto a mancare il punto di vista di genere; e questo spiega perché anche le donne che si sono cimentate nelle istituzioni abbiano spesso replicato pratiche politiche subalterne al dominante potere maschile.
Per l’autrice sono queste le cose su cui occorre intervenire, valorizzando reti e relazioni, stringendo nuove alleanze, cercando strade alternative e trovando nuove soluzioni. Ed è questo quello che Laura Cima chiede alle giovani donne, invitandole a mettersi in gioco e a cercare di arrivare, sempre più numerose, alle “stanze dei bottoni”, assumendosi la responsabilità di uscire allo scoperto e di essere protagoniste.
Il potere gestito al maschile ha provocato bancarotta economica, svuotamento della democrazia e dissesto ecologico, determinando una crisi talmente profonda da scuotere dalle fondamenta il modello di sviluppo e le basi stesse della democrazia; se ne può uscire solamente con radicali cambiamenti di paradigma e di orizzonte cui può dar vita solo un nuovo soggetto politico: le donne, non perché abbiano doti innate che le rendano migliori degli uomini, ma perché sono portatrici della differenza di genere, di punti di vista, saperi, conoscenze e pratiche differenti che rappresentano risorse indispensabili per questi necessari i cambiamenti. Solo esse, infatti, se decidessero di fare irruzione nei luoghi in cui si decidono tutte le politiche, potrebbero – proprio in quanto meno o affatto compromesse con il potere, dalla cui gestione sono sempre state storicamente escluse – portarvi nuove prospettive.
La Penelope richiamata nel titolo fa e disfa la tela in attesa di un uomo: è ora venuto il momento, invece, di superare “il complesso di Penelope”, uscendo allo scoperto e facendo politica in un modo del tutto autonomo dagli uomini, assumendosi finalmente in toto la responsabilità di decidere. Sostenere questa tesi e invitare le nuove generazioni di ragazze ad assumersi in prima persona questo ruolo e questa responsabilità è anche, per Laura Cima, un modo per passare il testimone, individuando nelle giovani donne coloro che saranno in grado di continuare quel modo di fare politica che ha sempre contraddistinto la sua militanza: con una grande passione – la stessa di un’intera generazione di donne e femministe – e con la voglia di cambiare il mondo.
G.G.
Il complesso di Penelope. Le donne e il potere in Italia
di Laura Cima, prefazione di Marisa Rodano,
ed. Il Poligrafo, 2013
303 p., 22€