Per dire degnamente dell’attività sociale della donna, occorrerebbe l’opera collettiva di uno storico e di un sociologo, il primo per narrare quante lacrime e sangue sia costato alla metà del genere umano il regime, che tutt’oggi impera, l’altro per studiare cause ed effetti e proporre rimedi.
Si apre così l’introduzione degli Atti del Primo Congresso di attività pratica femminile, organizzato a Milano dall’Unione Femminile Nazionale nel maggio del 1908. Solo un mese prima si era svolto il Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane. Il movimento emancipazionista italiano, che proprio nel primo decennio del Novecento viveva il suo momento di massima espansione, acquistava visibilità anche nell’opinione pubblica.
Sono infatti questi gli anni della “donna nuova”: un insulto per non pochi commentatori dell’epoca, che ravvisavano nella moderna rivendicazione femminile un pericoloso tracollo dell’ordine costituito. Un incoraggiamento per le molte “volenterose, dedite serenamente ad un lavoro sociale” e per gli uomini che “si sono fatti campioni del vero progresso femminile”.
Bice Cammeo, che scrive l’introduzione degli Atti, riassume anche i temi trattati nel Congresso di Milano, che riportiamo insieme alla relatrice e alla sua città di provenienza.
- La donna nella famiglia – Antonietta Giacomelli – Treviso
- La donna nelle istituzioni e negli uffici pubblici – Ester Penati – Torino
- La donna impiegata – Bice Crippa e G. de Vielleneuve – Milano
- la donna professionista – Amalia Moretti Foggia della Rovere – Milano
- La donna operaia – Linda Malnati – Milano
- La donna infermiera – Anna Celli – Roma
- Industrie femminili – Matilde Gioli – Firenze
- Istituzioni sociali d’iniziativa femminile – Margherita Sarfatti – Milano