Tesi di laurea di Noemi Sabrina Buccelli. Relatore Federico Mazzei. Università degli studi di Bergamo, Dipartimento di lettere e filosofia, Corso di laurea in Scienze della comunicazione.

Introduzione

“Il Giornale della Donna”, fondato nel 1919, ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’emancipazione politica e civile delle donne italiane. Il giornale si occupò di istruire le cittadine alla vita sociale e politica toccando temi di fondamentale importanza, come la partecipazione elettorale e la possibilità di far nascere un partito femminile. Si ripropose la formazione di una coscienza paritaria nelle donne, in primis, ma anche negli uomini. Questo obiettivo era condensato fin dal sottotitolo della testata: «Periodico di Educazione Sociale Femminile». Il periodico divenne l’organo ufficiale del movimento femminista romano e anche il principale mezzo di comunicazione e propaganda del IX Congresso dell’Alleanza Internazionale Pro-Suffragio Femminile tenutosi a Roma nel maggio 1923.

Nei suoi primi anni, “Il Giornale della Donna” non si limitò a fungere da portavoce italiano del movimento suffragista internazionale, ma cercò di sensibilizzare i governi italiani dell’epoca con iniziative finalizzate alla conquista del diritto di voto da parte delle donne. Significativa fu, soprattutto, la sua apertura di credito nei confronti del governo Mussolini sul terreno delle istanze suffragiste, riconosciute fin dal primo programma dei Fasci di combattimento del 1919. Attraverso un’intervista concessa nel 1923 alla collaboratrice della rivista Regina Teruzzi, sua amica dai tempi della militanza socialista, e al discorso tenuto da presidente del Consiglio in occasione del Congresso dell’Alleanza Internazionale Pro-Suffragio, di cui assunse anche la presidenza onoraria, Mussolini accolse ufficialmente la richiesta di riconoscimento del diritto di voto alle donne, almeno sul piano amministrativo, che avrebbe poi condotto all’approvazione della legge del 22 novembre 1925, n. 2125. La sua applicazione fu poi annullata dalla riforma podestarile del 1926, con cui il regime fascista abolì l’elettività degli enti locali.

La collaborazione di voci e penne influenti del movimento femminista italiano, come Teresa Labriola, garantì alla rivista articoli di notevole spessore politico-culturale. Ma soprattutto la figura della direttrice, Paola Benedettini Alferazzi, assicurò al “Giornale della Donna” la sua ispirazione fondamentalmente “suffragista”. Al Congresso romano dell’Alleanza Internazionale del 1923, la direttrice fu anche la presidente del Comitato stampa e propaganda e vi coinvolse direttamente la rivista. La Benedettini era considerata la leader del movimento femminista romano e fece parte di vari comitati per i diritti delle donne, prima di uniformarsi a posizioni sempre più conformistiche che comportarono, nel corso degli anni Trenta, anche la fascistizzazione del “Giornale della Donna”.