E’ molto originale l’approccio di Valentina Bonanomi alla figura di Alessandrina Ravizza, emancipazionista e pioniera nella storia dell’assistenza a Milano, di cui indaga l’opera a partire dai luoghi di Milano in cui essa ha operato.

Si tratta dei luoghi della sua azione assistenziale, e dunque:  la Cucina per gli ammalati poveri, la Scuola laboratorio per donne e bambini sifilitici, la Casa di lavoro della Società Umanitaria. Inoltre, i luoghi della vita privata, cioè i Salotti di via Solferino e via Andegari, la Casa Pizzorno a Greco Milanese. Infine, il parco milanese che porta il suo nome.

Il percorso tracciato dall’autrice ripercorre i luoghi di ieri e li confronta con quelli di oggi. Così, ad esempio, la Cucina per ammalati poveri:

«Il quartiere intorno a via Garibaldi non è più un covo di prostitute e manigoldi. Vi sorgono negozi, bar, ristoranti, palazzi residenziali, uffici e altri edifici per il terziario. Non sorprende che, a un secolo di distanza, sia possibile camminare  tranquillamente lungo Corso Garibaldi e raggiungere via Anfiteatro senza più avere la certezza matematica di essere assaliti da qualche malintenzionato. […] Della Cucina per ammalati non rimane traccia, nemmeno una targa commemorativa. Le condizioni del quartiere, e quelle della metropoli in generale, dopo più di un secolo sono sensibilmente cambiate, ma viene da chiedersi se un’istituzione come quella fondata da Alessandrina non avrebbe ancora ragion d’essere» (p. 16-17)

Come da consuetudine tra le dame dell’Ottocento, anche Alessadrina apriva il suo salotto ad intellettuali e politici.

La casa dove Alessandrina coltivava amicizie e relazioni interpesonali, poi mantenute attraverso la corrispondenza epistolare, oltre a essere un centro di aggregazione della nuova borghesia intellettuale ed economica era anche un punto di riferimento per sbandati d’ogni sorta, che qui avevano la certezza di trovare una porta sempre aperta (p. 32)

Ne troviamo conferma in uno degli scritti di Alessandrina posti dall’autrice in appendice della tesi. Nel racconto, intitolato Violazione di domicilio e contenuto nella raccolta I miei ladruncoli, una giovane donna rimasta incinta fuori dal matrimonio e prossima al parto viene condotta a casa della Ravizza.

Mentre la seconda parte della tesi è dedicata ad inquadrare la personalità di Alessandrina nel contesto socio-politico, del movimento emancipazionista e femminista tra Otto e Novecento, è nell’ultima parte del lavoro che l’autrice approfondisce l’opera di Alessandrina scrittrice.

Nel racconto riportato integralmente in appendice sono evidenti la comicità e ironia che caratterizzano la scrittura di Alessandrina. Consoni alla sua personalità, questi tratti stemperano la drammaticità delle situazioni descritte e caratterizzano i personaggi. L’obiettivo della Alessandrina scrittrice era infatti morale e sociale:

non è possibile giudicare la scrittura di Alessandrina prescindendo dal suo intento di denuncia e, soprattutto, di aderenza alla realtà. […] Nondimeno, il desiderio di verosimiglianza ha anche risvolti molto positivi sullo stile, che spesso raggiunge risultati degni di nota (p. 162-163).

 

Lo spazio, la storia e la cultura: la Milano di Alessandrina Ravizza,

di Valentina Bonanomi,

Università degli studi di Milano, Facoltà di Studi umanistici, Corso di laurea magistrale in Lettere moderne, anno accademico 2011-2012 (Relatrice prof.sa Giuliana Nuvoli, correlatore Paolo Inghilleri)

Link utili:

Alessandrina Ravizza articolo di Donatella Bassanesi su Libera università delle donne

Alessandrina Massini Ravizza. Gatčina 1846 – Milano 1915 – articolo di Marco Todeschini su Enciclopedia delle donne

Dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale (1861-1914) » Ravizza Alessandrina – Articolo di Emma Scaramuzza su www.150anni.it

 

Foto: Archivio Unione femminile nazionale, ©Unione femminile nazionale